Simone fa colazione sfogliando ‘I forti di Genova’ di Stefano Finauri, non sa leggere e guarda solo le figure ma s’impegna: sa che son castelli intorno a Genova, che esistono, che son veri e che se rompe adeguatamente le scatole mamma e papà poi ce lo portano.
Vista tanta passione il fratello interviene in suo aiuto, e gli legge un po’ di storia:
Forte Begato fu costruito attorno al 1830 in un’area già presente nella cinta secentesca delle Nuove Mura, probabilmente inglobando una piccola costruzione già presente, a presidio della collina.
Genova ha diverse cinte murarie che nei secoli sono andate ampliandosi sempre più in periferia, di pari-passo con l’aumentare della potenza delle armi dei nemici: se la prima cinta che circondava il centro antico poteva reggere l’assalto di frecce e dardi infuocati, con l’arrivo dei cannoni si è reso necessario spostare la linea di difesa più lontano, affinché le bombe cadessero in una fascia di territorio ben distante dalle zone abitate. E nacque la seconda cinta secentesca.
Nell’ottocento, nei pressi della cinta vennero costruiti fortini e, come nel caso di Begato, caserme. Begato è (sarebbe) bellissimo: un ampio piazzale antistante alla costruzione su due piani di pietra all’interno ed esternamente ricoperto di mattoni rossi. Un cortile interno, una terrazza, un antico forno, cisterne cucine passaggi più o meno segreti per una costruzione che nel 1849, quando Genova combatteva contro i piemontesi, si rivelò di vitale importanza.
Visto che a raccontar storie son bravina, e che la parentesi storica del novenne rischia di far perdere l’attenzione al giovane appassionato, intervengo nel dialogo per immaginare con loro soldati disposti a difesa delle mura, lanci di catapulte con pietre infuocate che ricordano maggiormente lo scontro finale del Signore degli Anelli rispetto alla storia della Superba. Faccio da arbitro, mentre Niccolò si impossessa di Forte Sperone e bombarda attraverso uccelli portatori di bombe termonucleari globali Simone, ben riparato nel Fortino di Begato, che si prepara al contrattacco con schiere di soldati di pietra e razzi spaziali.
Tant’è: con la fantasia si naviga in un altro mondo, e loro sono ben ancorati a quello reale, e adesso Begato lo vogliono vedere veramente. Ci mettiamo in moto.
Begato oggi
Begato è così descritto dal portale del Turismo del Comune di Genova: ma queste poche righe sono prive del finale.
Begato oggi è una vera schifezza, qualcosa di più profondo di una delusione, per loro e per me, un simbolo che purtroppo va oltre se stesso e dà un’idea di come sono conciati quasi tutti i forti genovesi. A Begato, agli inizi degli anni novanta, il Comune decise che si poteva aprire un complesso per manifestazioni turistiche e culturali, e ci investì una discreta sommetta: si parla di 13 miliardi di lire per una ristrutturazione terminata nel 1996, che però non passò positivamente il collaudo.
Allora si prese idealmente il forte e lo si mise da parte.
Fine dell’interesse, fine degli investimenti, fine dei progetti e delle idee. Vetri nuovi ancora etichettati frantumati al suolo, fili elettrici aperti e privi dell’interno, materiale elettrico rubato. Cancelli e luchetti divelti, una costruzione nuova distrutta e abbandonata.
Per una volta decido di entrare scavalcando anch’io le reti di protezione, porto i bambini all’interno, dove troviamo strade e ortiche, lamiere sparse e pietre divelte. Simone da una parte la vive come un’avventura, dall’altra guarda un po’ deluso le fotografie del manuale di Finauri, cercando di ritrovare in quel che ha attorno le immagini di un passato che risale a meno di dieci anni fa.
Torniamo a casa tutti e tre sinceramente sconsolati, sul tavolo dell’ingresso un depliant di un posto dove sono stata di recente finisce sotto gli occhi del cinquenne che, esaminata la Fortezza da Basso di Firenze mi chiede ‘la prossima volta mi porti qui’?