Genova non è finita

Genova 20 luglio 2001, assunzione di responsabilità, essere madre

Ventisei anni e un figlio nuovo di zecca: il mio primo cucciolo, quarantaquattro giorni di vita.

Il 20 luglio e le prime assunzioni di responsabilità: ‘sei una madre ora’, la precedente affermazione viene da fabrizio, ‘sei una madre e al G8 non ci vai, figuriamoci se con mio figlio di 44 giorni’.

Dal giorno prima del G8 mio figlio ha preso a dormire 12 ore filate per notte; dalle otto alle otto, neanche il pediatra ci credeva.

Ventisei anni senza un figlio e al G8 ci vai in prima linea, ventisei anni con un figlio e ti ritrovi in un mare di dubbi. Ragionare da madre non viene da un giorno all’altro.  Continua a leggere

#FailedGenova, come allontanare cittadini e turisti da servizi e cultura

Troppi cittadini si sentono in diritto di utilizzare i servizi pubblici? Le strutture turistiche sono infastidite da un continuo flusso di visitatori e turisti? Nessun problema: ecco alcune piccole iniziative intraprese per aumentare le distanze fra città, servizi pubblici e offerta culturale, e diminuirne l’utenza.

Il sottomarino Nazario Sauro come la sorpresina delle patatine

Ieri ho portato il seienne a visitare il sottomarino Nazario Sauro al Porto Antico. Credevo che i motivi per cui volessi vedere solo il Nazario Sauro e non il Museo del Mare fossero fatti miei, invece no. Anzi, sì: certo che puoi visitarli separatamente, ma devi acquistare il biglietto unico cumulativo. Ancor più precisamente, con un biglietto puoi visitare il Museo del Mare, ma per salire sul Nazario Sauro devi farne uno per entrambi. Come la sorpresina delle patatine, però a pagamento.

Però, come dice gentilmente la cassiera, non è necessario vedere anche il MuMa, si fa il biglietto che tanto vale un anno, e poi si passa direttamente al Nazario Sauro. Una visita da un quarto d’ora -tanto dura l’audioguida che ti viene consegnata gratuitamente(?) con il biglietto d’ingresso- per 28 euro per un adulto e un bambino (o 26 con qualche tessera-sconto).

Ho ceduto al ricatto perché lo avevo promesso al seienne ma l’altro non ce lo porterò, semplicemente perché il costo non è sostenibile per un genovese che voglia passare la domenica pomeriggio a portar figli per musei. E’ un investimento cui non posso fare l’abitudine. Fuori, un gruppo di turisti inglesi mi ha avvicinato per chiedermi se potevo comprare i loro biglietti timbrati per il Nazario Sauro e ancora utili per il MuMa, a metà prezzo e poi rivenderli in seguito. L’imbarazzo era condiviso.

#failed Genova Cultura e Turismo

L’AMT non si fida dei suoi clienti, deve salvaguardare la faccia

Poche settimane fa a Genova il biglietto del bus è passato da 1,20 euro a 1,50. Tralasciamo il fatto che siamo la città con il biglietto più caro in tutta Italia, primato che abbiamo su diversi servizi pubblici come mense scolastiche, mentre ci accontentiamo di un secondo posto dopo Bolzano per gli asili nido: l’aumento è avvenuto in contemporanea ad altre città, esempio a Bologna si è passati da 1 euro a 1,20.

Sul web ho letto il singolare racconto di un cittadino bolognese che descriveva -il giorno prima dell’aumento- lunghe file di persone per acquistare carnet da un euro. Quei venti centesimi di differenza sul bilancio familiare pesano, e se magari hai qualche figlio cerchi di ritardarne l’effetto di qualche settimana. O forse massaie e pater familiae sono sono avidi disonesti che cercano di turlupinare i servizi pubblici? Magari invece si teme un giro di ‘spaccio’ di biglietti a venti centesimi di meno, che sicuramente andrà a incidere pesantemente sulle casse dell’Azienda Trasporti? L’AMT a Genova ha evitato tutto questo con un’abile mossa: i biglietti da 1,20 da un giorno all’altro non sono più validi. Punto. Loro non te lo dicono: ti dicono che valgono ancora, ma che devi andare a cambiarli, dal primo marzo (un mese dopo l’aumento) solo ed esclusivamente presso uno dei centri AMT. Il risultato è che il cittadino che ha sempre pagato regolarmente i mezzi e si trova anche solo con uno o due biglietti del bus deve farsi sostituire il titolo di viaggio previa pagamento della differenza, perdita di tempo, e probabilmente acquisto anticipato di un nuovo titolo di viaggio per andare a effettuare la sostituzione. Il cittadino viene penalizzato ma l’immagine della città è salva: da noi le folle in coda non si sono viste.

#failed Genova AMT servizi e trasporti

L’olio di Cademussi

Avere un pezzo di terra con una trentina di ulivi sulle colline di Genova ci pone davanti a un interrogativo, tutti gli anni: poco tempo e troppo lavoro, ma lasciar cadere e marcire ciò che potrebbe dare gratuitamente olio ligure naturale e originale ci pare uno spreco e un atto anti-ecologico. Credo che rispettare il territorio parta anche da queste piccole azioni.

Ecco quel che è successo ai nostri 145 chili di olive, raccolte da cinque alberi su trenta, in cinque giornate di lavoro di due persone.

(PS Testo e immagini un po’ didascaliche, frutto di ricerca del figlio novenne)

Raccolte le olive, le facciamo passare su una griglia che ci permette di togliere rametti e fogliame in eccesso. Poi le stendiamo all’aria su alcune reti metalliche. Una decina di giorni è il massimo di attesa che ci permettiamo, prima che comincino a deperire.

La sera prima della gita al frantoio le carichiamo in sacchi di liuta o traspiranti e li mettiamo in auto.

Al frantoio, i sacchi vengono pesati.

Dopo la pesata, le olive vengono scaricate un un apposito contenitore metallico presente sul pavimento, che cominicerà ad aspirarle verso il basso.

Il primo processo di pulitura avviene ‘ad aria’…

…il secondo ad acqua…

… infine finiscono in un contenitore dove verranno macinate per circa 15-30 minuti (a noi è stata destinata la macina n. 3 su 5)


il processo di macinazione e impasto

… l’impasto cresce

… mentre noi teniamo d’occhio lo stato del processo su monitor

A questo punto, l’impasto passa in un macchinario di cui non abbiamo compreso bene la funzione (ma sospettiamo che si tenga qualche litro del nostro olio, tutte le volte!)

E finalmente esce l’olio, prima raccolto in un grande contenitore metallico

E infine versato nei nostri appositi contenitori (… ogni anno ottimisticamente ne portiamo due, purtroppo ne è sempre bastato uno solo!)

A casa, l’olio verrà filtrato attraverso della carta-filtro, e imbottigliato. Per la nostra famiglia di 4 persone, eliminando qualsiasi tipo di altro olio abbiamo calcolato un fabbisogno di una bottiglia da 4/3 di litro al mese. Il filtrato lo utilizziamo per fare la pasta per la pizza: non si butta via niente!

Genova: Forte Begato ieri e oggi, con lo sguardo di un cinquenne

Simone fa colazione sfogliando ‘I forti di Genova’ di Stefano Finauri, non sa leggere e guarda solo le figure ma s’impegna: sa che son castelli intorno a Genova, che esistono, che son veri e che se rompe adeguatamente le scatole mamma e papà poi ce lo portano.
Vista tanta passione il fratello interviene in suo aiuto, e gli legge un po’ di storia:

Forte Begato fu costruito attorno al 1830 in un’area già presente nella cinta secentesca delle Nuove Mura, probabilmente inglobando una piccola costruzione già presente, a presidio della collina.
Genova ha diverse cinte murarie che nei secoli sono andate ampliandosi sempre più in periferia, di pari-passo con l’aumentare della potenza delle armi dei nemici: se la prima cinta che circondava il centro antico poteva reggere l’assalto di frecce e dardi infuocati, con l’arrivo dei cannoni si è reso necessario spostare la linea di difesa più lontano, affinché le bombe cadessero in una fascia di territorio ben distante dalle zone abitate. E nacque la seconda cinta secentesca.
Nell’ottocento, nei pressi della cinta vennero costruiti fortini e, come nel caso di Begato, caserme. Begato è (sarebbe) bellissimo: un ampio piazzale antistante alla costruzione su due piani di pietra all’interno ed esternamente ricoperto di mattoni rossi. Un cortile interno, una terrazza, un antico forno, cisterne cucine passaggi più o meno segreti per una costruzione che nel 1849, quando Genova combatteva contro i piemontesi, si rivelò di vitale importanza.

Visto che a raccontar storie son bravina, e che la parentesi storica del novenne rischia di far perdere l’attenzione al giovane appassionato, intervengo nel dialogo per immaginare con loro soldati disposti a difesa delle mura, lanci di catapulte con pietre infuocate che ricordano maggiormente lo scontro finale del Signore degli Anelli rispetto alla storia della Superba. Faccio da arbitro, mentre Niccolò si impossessa di Forte Sperone e bombarda attraverso uccelli portatori di bombe termonucleari globali Simone, ben riparato nel Fortino di Begato, che si prepara al contrattacco con schiere di soldati di pietra e razzi spaziali.

Tant’è: con la fantasia si naviga in un altro mondo, e loro sono ben ancorati a quello reale, e adesso Begato lo vogliono vedere veramente. Ci mettiamo in moto.

Begato oggi
Begato è così descritto dal portale del Turismo del Comune di Genova: ma queste poche righe sono prive del finale.

Begato oggi è una vera schifezza, qualcosa di più profondo di una delusione, per loro e per me, un simbolo che purtroppo va oltre se stesso e dà un’idea di come sono conciati quasi tutti i forti genovesi. A Begato, agli inizi degli anni novanta, il Comune decise che si poteva aprire un complesso per manifestazioni turistiche e culturali, e ci investì una discreta sommetta: si parla di 13 miliardi di lire per una ristrutturazione terminata nel 1996, che però non passò positivamente il collaudo.
Allora si prese idealmente il forte e lo si mise da parte.
Fine dell’interesse, fine degli investimenti, fine dei progetti e delle idee. Vetri nuovi ancora etichettati frantumati al suolo, fili elettrici aperti e privi dell’interno, materiale elettrico rubato. Cancelli e luchetti divelti, una costruzione nuova distrutta e abbandonata.
Per una volta decido di entrare scavalcando anch’io le reti di protezione,  porto i bambini all’interno, dove troviamo strade e ortiche, lamiere sparse e pietre divelte. Simone da una parte la vive come un’avventura, dall’altra guarda un po’ deluso le fotografie del manuale di Finauri, cercando di ritrovare in quel che ha attorno le immagini di un passato che risale a meno di dieci anni fa.

Torniamo a casa tutti e tre sinceramente sconsolati, sul tavolo dell’ingresso un depliant di un posto dove sono stata di recente finisce sotto gli occhi del cinquenne che, esaminata la Fortezza da Basso di Firenze mi chiede ‘la prossima volta mi porti qui’?